sabato 16 marzo 2013

Sintesi filosofia: due universi conciliabili?



Parlare di “sintesi filosofia” è un pò una contraddizione in termini. Almeno per quel che riguarda il locus communis. Sintesi come estratto, succo, riassunto, è un vestito che mal s'adatta alla lentezza filosofica, quell'attitudine un pò sorniona all'approfondimento erudito, alla divagazione o più in generale, direbbe qualcuno, alla supercazzola.

Se la filosofia è la tartaruga, la sintesi non è Achille: non vuole correre, bensi restituire un panorama, o proporre una visione globale che riesca a ridurre senza svilire. Ma ci riesce?

Mi viene in mente l'oscuro eraclito, apogeo della sintesi filosofica nei suoi stringati aforismi. O il contemporaneo ed altrettanto oscuro Wittgenstein:

"tutto ciò che può essere detto si può dire chiaramente"

La filosofia è prolissa per abitudine, stile o necessità? È certo che anche la filosofia abbisogna delle sue sintesi.

La sintesi del pensiero un filosofo nel manuale da liceo è certamente uno svilimento, una limitazione, un tentativo di riduzione dove la riduzione è necessariamente una penalizzazione, una mancanza-di. Ma la sintesi è anche necessaria per la didattica, necessaria per una panoramica, una visione d'insieme che ci cali nelle atmosfere del pensiero in questione, una sorta di muta che ci consenta poi di vedere nelle profondità degli abissi.

In molti manuali di liceo le sintesi sono precedute da sintesi ancor più stringate: si dedicano 20 pagine a Marx e, all'inizio o in conclusione, troneggia una sintesi dove emergono i concetti base. L'operazione è lecita? Si può sintetizzare un pensiero complesso e articolato che vuole le sue evoluzioni per mostrarsi e di-mostrarsi? Può la filosofia farsi divulgativa attraverso operazioni di sintesi?

Preferiamo rispondere non sul piano filosofico, ma squisitamente pratico: la sintesi è talvolta propedeutica per lo studio. Che si tratti di ripassare, memorizzare, schematizzare. Nell'ottica del consumo filosofico, ossia della fruizione scolastica della filosofia, il filosofo ed il suo pensiero diventano carne da macello, da squartare e rimodellare a piacimento: quel che sovente ne risulta è un pasticcio da mandare a memoria, dove viene meno proprio la portata destabilizzante del pensiero critico.

La sintesi, così, si trasforma in un'arma a doppio taglio, se mal utilizzata.

La liceità della sintesi in filosofia sta forse nel suo ruolo di "finestra". Sintesi come apertura ad un mondo, anticipazione, assaggio, punto di (ri)partenza per approfondire concetti, teorie e quant'altro possa servire alla nostra causa.

In questo sito, provocatoriamente denominato “sintesi filosofia”, la sintesi è una syn+thesis di materiali, non di concetti, un'operazione di content curation che individua e compatta una sorta di “best of” ad uso e consumo di studenti e non.

Cosa vuol dire synthesis? Comporre, unire, mettere assieme. Sintesi come punto di partenza, come selezione del meglio, come raccolta, come quadro mnemonico, magari come mappa mentale. Sintesi come conseguenza e non come premessa, sintesi come risultato di una ricerca, come attivatore. Sintesi multimediale e multisensoriale, anche ipermediale se necessario.

Paradossalmente: sintesi come arricchimento, accrescimento.